LESSENZA DELLA RELIABILITY CENTERED MAINTENANCE
Per Luis Felipe Sexto (fragmento. Artículo completo en el número de abril/2007. Revista oficial de la AIMAN)
L’obiettivo principale di un processo di Reliability Centered Maintenance (RCM) consiste nel garantire che la funzionalità dei sistemi in un ben delimitato contesto operativo sia sempre allineata con quella richiesta dal proprietario o dall’utente dei sistemi stessi. Per soddisfare tale finalità, solitamente si adotta una metodologia proporzionata alle conseguenze che comporterebbe il tipo di guasto e che ovviamente ha riflessi notevoli sulle procedure di manutenzione necessarie per garantire la funzionalità del sistema aziendale di riferimento che si sta analizzando. Non tutti i processi che si qualificano RCM lo sono veramente, ma soltanto quelli che soddisfano la normativa SAE JA 1011: 1999 dove sono definiti i requisiti che un processo di manutenzione deve soddisfare affinché possa essere chiamato “processo RCM”. I modi di guasti sono definibili come gli eventi causa dei danni medesimi con la conseguente perdita di funzionalità (guasti funzionali) del sistema, apparecchio o processo oggetto di analisi. Significa cioè che ragioni di carattere tecnico od umano, come per esempio errori umani, possono portare a uno stato di non conformità, totale o parziale, dell’obiettivo richiesto dal processo analizzato. Da qui, nasce l’importanza della loro identificazione e analisi. Questo passaggio rappresenta l’inizio del processo RCM, che richiede la descrizione degli effetti di ogni modo di guasto del sistema oggetto dell’analisi. Si completa così la prima fase del processo RCM che altro non è che l’applicazione di un FMEA (Failure Mode and Effect Analysis). Nella seconda fase si passa ad analizzare l’importanza di ogni modo di guasto e si definiscono le possibili attività di manutenzione. A sovrintendere la fase di scelta delle possibili attività di manutenzione vi sono due condizioni che devono essere soddisfatte congiuntamente: oltre a essere tecnicamente attuabili, devono anche essere sostenibili, ovvero deve valer la pena di realizzarle in base alle conseguenze che deriverebbero dall’eventuale guasto. Gli elementi appena esposti determinano se l’attività di manutenzione è appropriata o meno (appropriate task) alla tipologia di guasto .Vedasi figura. I guasti non sono importanti di per sé, ma si per il fatto delle conseguenze che potrebbero generare. Queste conseguenze siano accettabili per l’azienda o meno? La RCM individua quattro categorie di conseguenze che possono derivare da un modo di guasto, permettendo così di valutare l’importanza dello stesso. In ordine di priorità, abbiamo: conseguenze per la sicurezza; per l’ambiente; per l’operazione e quelle denominate come non operazionali, che sono vincolate con il costo dell’intervento manutentivo. In accordo con la conseguenza principale che derivano dal modo di guasto che si sta analizzando, si potrà seguire un processo logico-decisionale per proporre l’attività —predittiva, su condizione, preventiva ciclica, di modifica o di manutenzione a guasto— che lo possa gestire, per tentare di minimizzare o eliminare la suddetta conseguenza. Ogni modo di guasto esaminato dovrà disporre di un’attività per gestirlo. Inizialmente, l’attività comporta la scelta di una frequenza di esecuzione della manutenzione e di un responsabile che ne garantisca l’esecuzione. Nella figura viene sintetizzata la logica elementare del processo RCM una volta scelto il sistema di riferimento; si presuppone cioè una preventiva analisi del sistema e della criticità.
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